Bibliografia commentata

Rassegna bibliografica commentata sui contributi scientifici su Grotta di Fumane

Bartolomei G., Broglio A., Cassoli P., Castelletti L., Cremaschi M., Giacobini G., Malerba G., Maspero A., Peresani M., Sartorelli A., Tagliacozzo A., 1992.
La Grotte-Abri de Fumane. Un site Aurignacien au Sud des Alps. Atti Colloquio Internazionale Human Adaptations in «the Mountain environment during the Upper Paleolithic and Mesolithic», Preistoria Alpina, Vol. 28, pp. 131-179.Il primo corposo bilancio delle ricerche a Fumane emerge da questa presentazione incentrata sulla successione sedimentaria dall’unità A13 fino al suolo sommitale. Alla descrizione della stratigrafia completata da una succinta descrizione della successione medio-inferiore non ancora indagata, seguono le esposizioni dei dati pollinici, antracologici e micropaleontologici preliminari per poi passare alla trattazione dei più completi diagrammi macropaleontologici e avifaunistici, integrati dallo studio tafonomico. Dopo avere descritto i due denti umani rinvenuti in A11 e A2 il contributo presenta le industrie musteriane, l’industria di A4I e della serie aurignaziana, corredata quest’ultima delle prime date 14C.. Si descrivono le strutture aurignaziane e i manufatti gravettiani. Il ricco insieme aurignaziano con industria su materia dura animale e conchiglie marine forate viene contestualizzato nel quadro europeo e mediterraneo.

Bartolomei G., Broglio A., Cassoli P., Cremaschi M., Giacobini G., Malerba G., Maspero A., Peresani M., Tagliacozzo A., 1992.
Risultati preliminari delle nuove ricerche al Riparo di Fumane. Annuario storico della Valpolicella, pp. 9-64.
Rapporto sui primi risultati degli anni di scavo dal 1988 al 1991. Vengono descritti la successione sedimentaria dall’unità A13 fino al suolo sommitale, la successione medio-inferiore non ancora indagata e vengono esposti i dati pollinici, antracologici e micropaleontologici, macropaleontologici e avifaunistici, integrati dallo studio tafonomico. Il contributo presenta le industrie musteriane, l’insieme litico di A4I e della serie aurignaziana, le strutture e le prime date 14C, l’industria su materia dura animale, gli oggetti ornamentali e decorati.

Basile D., Castelletti L., Peresani M., 2014.
Results from the anthracological investigation of the Mousterian layer A9 of Grotta di Fumane, Italy. Quartär, 61, pp. 103-111.
Dall’analisi tassonomica, morfometrica e tafonomica di un campione di seicento frammenti di carbone derivanti dallo strato musteriano A9 di Grotta di Fumane, si sono ricavati dati paleoecologici della zona oltre ad informazioni sulle preferenze di utilizzo di legni di diverse specie per costruire focolari. I risultati mostrano una tipica vegetazione di montagna in cui la larice predomina, mentre l’abete rosso è presente nelle zone di fondovalle indicando, generalmente, un clima molto freddo. L’alta percentuale di larice trovata nel campione è probabilmente segno di maggior uso, da parte dei neanderthaliani, per la vicinanza alla grotta nonché per la capacità di riscaldare maggiormente rispetto alle altre specie arboree presenti in quel periodo.

Benazzi S., Susanna Sawyer S., Bailey S.E., Peresani M., Mannino M., Romandini M., Richards M.P., Hublin J.J., 2014.
Middle Paleolithic and Uluzzian human remains from Fumane Cave, Italy.
Journal of Human Evolution, 70, pp. 61-68.
L’articolo si occupa dell’analisi morfometrica e morfologica degli unici resti di denti umani fin’ora trovati a Grotta di Fumane nello strato Musteriano (Fumane 1, 4, 5) e Uluzziano (Fumane 6). Per la difficoltà di trarre informazioni utili da denti non permanenti o molto usurati, non sempre è possibile, purtroppo, giungere all’individuazione tassonomica. Tuttavia ciò che si è riusciti a comprendere fin’ora è che: Fumane 1 appartiene ad un Neanderthal così come probabilmente Fumane 5. Per Fumane 4 invece l’usura non permette la determinazione tassonomica. Infine, per il frammento di molare (Fumane 6), unico dente permanente, trovato insieme al tecnocomplesso Uluzziano, non sono state trovate caratteristiche morfologiche evidenti per una classificazione tassonomica certa.

Bertola, S., Broglio, A., Gurioli, F., De Vecchi, G., De Stefani, M., Facciolo, A., Fiore, I., Tagliacozzo, A., Pallecchi, P., 2009.
Le territoire des chasseurs aurignaciens dans les Préalpes de la Vénétie : l’exemple de la Grotte de Fumane
. In Djindjian F., Kozłowski J., Bicho N. (eds.), «Le concept de territoire dans le Paléolithique supérieur européen». British Archaeological Reports, International Series 1938, pp. 167-181.
Viene offerto un quadro della dinamica insediativa aurignaziana a Grotta di Fumane con approfondimenti sulla stagionalità inferita su base archeozoologica. Grazie all’analisi dell’eruzione dentaria dei resti scheletrici degli ungulati cacciati, è stato possibile ricondurre l’occupazione del sito al periodo estivo-autonnale e talora invernale. A questi dati si aggiungono le determinazioni petrografiche della selce, di una varietà di radiolarite, delle serpentiniti e degli strumenti in calcare, ritenuti affidabili indicatori per definire areali di approvvigionamento nell’arco ligure, nelle Prealpi Lombarde e in ambito locale. Gli spettri faunistici e tafonomici attestano l’interesse verso la caccia agli ungulati e ai carnivori. Regionale è anche la provenienza delle ocre rinvenute concentrate nel sedimento e utilizzate per le opere d’arte. Infine, gli autori si interrogano anche sui contesti di approvvigionamento delle conchiglie marine utilizzate a scopo ornamentale, fornendo alcune ipotesi.

Broglio A., 1995.
Discontinuità tra Musteriano e Protoaurignaziano mediterraneo nella Grotta di Fumane (Monti Lessini, Prealpi Venete). Veleia, 12, pp. 49-65
L’autore fornisce una sintetica presentazione del sito con dettagli sulla sequenza interpleniglaciale e, nelle evidenze archeologiche, sulle differenze tra le occupazioni aurignaziane e quelle musteriane mettendo a fuoco gli aspetti che marcano il passaggio abrupto tra il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore, leggibili principalmente nelle strutture di abitato e nelle varie innovazioni che investono il bagaglio tecnologico delle industrie litiche e su osso. Un capitolo è dedicato al Protoaurignaziano delle regioni mediterranee e un secondo alla comparsa dell’Uomo anatomicamente moderno in Europa, sostenendo l’ipotesi che il primo sia espressione del secondo e la possibilità di una sua diffusione lungo la direttrice padano-ligure-provenzale dalla penisola balcanica.

Broglio A., 1995.
Modificazioni del comportamento legate alla comparsa dell’Uomo moderno in Europa: le evidenze del giacimento di Fumane (Prealpi Venete). Atti XI Congresso degli Antropologi Italiani, Isernia, 1995, pp. 29-50.
Illustrando il giacimento e le varie testimonianze antropiche registrate nella successione dell’Interpleniglaciale würmiano, l’articolo mette a fuoco gli aspetti che marcano il passaggio abrupto tra il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore, leggibili principalmente nelle strutture di abitato e nelle varie innovazioni che investono il bagaglio tecnologico delle industrie litiche e su osso. Stretti confronti vengono proposti con il sito protoaurignaziano di Krems-Hundssteig nella bassa Austria.

Broglio A., 1996.
Le punte a dorso del Protoaurignaziano mediterraneo: i reperti della Grotta di Fumane (Prealpi Venete). Atti del XIII Congresso Internazionale dell’Unione Internazionale delle Scienze Prehistoriche e Protostoriche, Forlì 1996, Colloquia, Vol. 6 The Upper Palaeolithic, Colloquium XII The origin of the Gravettian, pp. 237-248.
Oggetto di questa comunicazione è l’ipotesi se le punte a dorso del Protoaurignaziano mediterraneo possono essere ritenute un antecedente della medesima classe di armature che caratterizza il Gravettiano. L’autore affronta questo problema attraverso l’analisi tipologica dell’insieme litico di Fumane fornendo, dopo la presentazione della cronologia del Protoaurignaziano nel giacimento lessineo, una esauriente trattazione dei dati tipologici e tipometrici delle armature punte a ritocco erto confezionate su lamella e microlamella, punte a ritocco marginale, punte-troncatura, punte a dorso parziale e totale. Dopo avere disposto i confronti con i siti compresi nella vasta fascia delimitata dal sud-ovest francese e dal vicino oriente, l’autore ritiene che lo sviluppo delle punte a dorso protoaurignaziane possa essere considerato come fenomeno distinto da quello riconducibile al Gravettiano.

Broglio A., 1996-1997.
L’estinzione dell’Uomo di Neandertal e la comparsa dell’Uomo moderno in Europa. Le evidenze della Grotta di Fumane nei Monti Lessini. Atti Ist. Veneto SS. LL. AA., Classe Scienze fisiche, matematiche e naturali, t.CLV, pp. 1-44.
Importante lavoro incentrato sul problema della comparsa del Protoaurignaziano mediterraneo, complesso culturale di cui peraltro se ne propone il termine in questa occasione, correlato alla prima diffusione dell’Uomo Anatomicamente Moderno in Europa. Prendendo come spunto i dati di Fumane che consentono di sviluppare il confronto tra le due specie umane attraverso le testimonianze archeologiche del cognitivismo e del comportamento, l’autore si interroga sulla precoce comparsa del Protoaurignaziano mediterraneo, sul suo significato basato sul confronto con altri siti della frangia nordmediterranea, sulla differenziazione rispetto all’Aurignaziano classico e infine sulla sua provenienza.

Broglio A., 2001.
Discontinuity between the Mousterian and the Aurignacian: the archaeological sequence from Grotta di Fumane in the Veneto Prealp. In: Problems of the Stone Age in the Old World. Jubilee Book dedicated to Professor Janusz K.Kozłowski, Cracovia, pp. 119-129.
Dopo una breve introduzione che presenta i problemi legati alla transizione dal Paleolitico medio al Paleolitico superiore, vengono presentate le varie evidenze, anche cronologiche, di Grotta di Fumane emerse dallo scavo della sequenza interpleniglaciale. L’autore fornisce dettagli sulle strutture di abitato aurignaziane, sulle industrie litiche e in materia dura animale, illustrando gli aspetti complessivi dell’economia di caccia.

Broglio A., 2000.
Considerations on the Aurignacian industries from Krems-Hundssteig in the Middle Danube Basin and fumane in the Adige Basin. In Mester Z., Ringer Á. (eds.), A la Recherche de l’Homme Prehistorique. Volume commemorativo di lme Gábori M. & Gábori-Csank V. ERAUL 95, pp. 311-319.
Il confronto operato tra le industrie litiche aurignaziane di Fumane e del sito austriaco interessa principalmente le associazioni di armature su lamella e microlamella, di cui si distinguono tipologicamente punte-troncatura, punte con ritocco marginale, punte a dorso parziale e totale, lamelle a ritocco erto, lamelle a ritocco erto e troncatura, microliti geometrici. Il confronto rivela le strette affinità tra i due siti, l’assenza di forme caratteristiche di altri tecnocomplessi come il Gravettiano, la marcata omogeneità tipologica e tecnologica nella componente lamellare che spinge i confronti fino alla Catalonia, indipendentemente dai diversi contesti ambientali.

Broglio A., 2010-2011.
La decorazione pittorica della Grotta di Fumane. Annuario storico della Valpolicella, pp. 11-32.
Dopo un ampio inquadramento delle dinamiche bio-culturali connesse alla diffusione dei primi Uomini Anatomicamente Moderni in Europa, vengono presentate l’arte figurativa aurignaziana e le tecniche impiegate, fornendo le prime informazioni su Grotta di Fumane e il suo complesso pittorico mobiliare. Le frequentazioni aurignaziane, illustrate sinteticamente ma accompagnate da piantine ed immagini, definiscono il contesto in cui sono state rinvenute le testimonianze della decorazione pittorica della cavità e le pitture sui frammenti di roccia. Di questi ultimi ne vengono descritti i quatto più noti, cioè l’animale a quattro zampe, l’antropomorfo, il motivo ad anello e un reperto con disegno incompleto. Le considerazioni si sviluppano sui contenuti, gli stili e i significati intervenendo nel dibattito sull’arte aurignaziana.

Broglio A., Angelucci D.E., Peresani M., Lemorini C., Rossetti P., 1998.
L’industrie protoaurignacienne de la Grotta di Fumane: données préliminaires. In Palma di Cesnola A.: Upper Palaeolithic, section 6, Atti del Congresso XIII UISPP, Vol. 2, pp. 495-509.
Dopo una breve presentazione del giacimento e la descrizione preliminare delle selci utilizzate e delle produzioni laminare, lamellare e microlamellare, vengono sinteticamente descritti gli strumenti ritoccati per poi passare a una più esauriente trattazione dei dati tipologici, tipometrici e funzionali delle armature su lamella. Punte a ritocco marginale, punte-troncatura, punte a dorso, lamelle a ritocco abrupto marginale e lamelle Dufour costituiscono, unitamente a qualche rara lamella a dorso e lamella a dorso e troncatura, uno tra i più ricchi insiemi protoaurignaziani dell’Europa Mediterranea. Di notevole interesse i dati forniti dall’analisi delle tracce d’uso che evidenziano il ruolo multifunzionale esercitato da questi elementi, il cui ritocco risponderebbe alla volontà di calibrarne le caratteristiche idonee alla inserzione in armi da getto o in strumenti compositi.

Broglio A., Bertola S., De Stefani M., Gurioli F., 2006.
Le strutture d’abitato aurignaziane della Grotta di Fumane. Dialektikê, Cahiers de Typologie analytique. Servei d’Investigacions Arquerlògiques i Prehistòriques, Castellò de la Plana, pp. 27-43.
Descrizione delle strutture di abitato aurignaziane meno note, rinvenute nei livelli più recenti. Alla base della unità D3b, tra grandi massi di crollo, si trovavano dei blocchi giustapposti a formare una sorta di pavimentazione suborizzontale del diametro di circa 120 cm. Il deposito soprastante conteneva numerosi carboni e resti di mammiferi, scarsa industria litica e alcune conchiglie marine. Nella superficie dell’unità sottostante D3ba si è rinvenuta la struttura S15 interpretata come struttura di combustione, in prossimità della quale sono state rilevate due concentrazioni di schegge di selce grigia; la seconda ha dato anche due ciottoli calcarei, interpretati come percussori.

Broglio A., Bertola S., De Stefani M., Marini D., Lemorini C., Rossetti P., 2005.
La production lamellaire et les armatures lamellaires de l’Aurignacien ancien de la Grotte de Fumane (Monts Lessini, Vénétie). In : F. Le Brun-Ricalens (ed.) Productions lamellaires attribuées à l’Aurignacien, Luxembourg: Musée National d’Histoire et d’Art, pp. 415–436.
L’articolo descrive lo strumentario lamellare della sequenza aurignaziana fortemente prevalente sullo strumentario su lama e su scheggia. Una volta estratte mediante percussione diretta con percussore organico, le lamelle e le microlamelle venivano selezionate per essere trasformate in armature preferendo quelle con bordi paralleli e profilo rettilineo o curvo. Un campione rappresentativo della gamma di armature distinte sulla base delle caratteristiche del ritocco e della posizione della punta è stato sottoposto ad analisi funzionale, rilevando come il 37% dei manufatti era stato utilizzato come punte di armi da getto, mentre i rimanenti venivano immanicati in serie al fine di formare strumenti compositi da impiegare per tagliare, raschiare o incidere materiali di varia natura.

Broglio A., Cilli C., Giacobini G., Gurioli F., 2006.
Osso, palco, dente, conchiglia: i supporti in materia dura animale dei manufatti dei primi Uomini moderni a Fumane (Verona). Atti della XXXIX Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, pp. 815-827.
Gli Aurignaziani di Fumane hanno utilizzato, per confezionare zagaglie, spatole, punteruoli, punte, oggetti decorati e qualche oggetto ornamentale (denti di cervo), materie dure animali reperibili nel territorio circostante il sito. Va sottolineato l’utilizzo del palco di cervo o megacero per la fabbricazione delle zagaglie, ricavate in quasi tutta l’Europa da palchi di renna. Viceversa si sono procurati da oltre un centinaio di km un gran numero di conchiglie marine utilizzate come oggetti ornamentali, il cui approvvigionamento poté essere realizzato mediante apposite spedizioni lungo le coste mediterranee oppure mediante reti di scambio. Risulta però problematico circoscrivere l’area di provenienza: alcune delle specie rappresentate sono tipiche di substrati rocciosi, altre di fondali sabbiosi; qualche esemplare è oggi esclusivo della parte sud-orientale del Mare Mediterraneo, mentre altri sono particolarmente frequenti lungo le coste dell’Oceano Atlantico e rare nel Mediterraneo.

Broglio A., Cremaschi M., 1989.
Nuove ricerche al Riparo di Fumane. La Lessinia – Ieri, Oggi, Domani, pp. 103-108.
Questa nota rappresenta il primo rapporto scientifico sulle nuove ricerche al riparo intraprese nel 1988 nella parte superiore della seconda unità stratigrafica esplorata da F.Mezzena. Le nuove unità messe in luce sono quelle musteriane da A11 a A8, quelle allora considerate di transizione A5 e A6, e quelle aurignaziane da A3 a A1. Le interpretazioni preliminari e un rilievo sulla straordinaria importanza del sito vengono proposti nelle considerazioni.

Broglio A., Cremaschi M., Peresani M., 2002.
La serie stratigrafica della Grotta di Fumane. In Aspes A. (Ed.) Preistoria Veronese. Contributi e aggiornamenti. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, II serie, Sezione Scienze dell’Uomo, N. 5, pp. 12-14.
Questa nota descrive l’intera successione sedimentaria fornendo interpretazioni in chiave paleoclimatica, paleoecologica e paletnologica, corredate di alcune date radiocarbonio.

Broglio A., Cremaschi M., Peresani M., Bertola S., Bolognesi L., De Stefani M., Fiocchi C., Gurioli F., Marini D., 2003.
L’Aurignacien dans le territoire préalpin: la Grotte de Fumane. In Vasil’ev S.A., Soffer O., Kozlowski J. (Eds.) Perceived landscapes and built environments. The cultural geography of Late Palaeolithic Eurasia. Atti XIV Congresso Unione Società Preistoriche e Protostoriche, Sezione 6 : Paléolithique supérieur, Coll 6.2 & 6.5, British Archaeological Reports, International Series, Vol. 1122, pp. 93-104
Le profonde innovazioni culturali e comportamentali registrate nella sequenza aurignaziana di Fumane (strutture di abitato, caccia agli uccelli, lavorazione sistematica delle materie dure animali, oggetti ornamentali, produzione artistica) caratterizzano questa frequentazione e la differenziano dalla precedenti, suggerendo un rapido abbandono del territorio prealpino da parte dei neandertaliani e una successiva occupazione da parte degli uomini anatomicamente moderni. Nelle industrie, la netta separazione con la sequenza musteriana sottostante è evidente dal punto di vista tecnologico, tipologico e funzionale. Il numero di testimonianze archeologiche e il buono stato di conservazione dei resti ha permesso di indagare le strutture di abitato e le loro relazioni con le industrie e gli ornamenti e le decorazioni pitturali: ad esempio, in un’area molto limitata del settore orientale della grotta si trovano la maggior parte dei nuclei e una riserva di conchiglie marine ancora da forare.

Broglio A., Cremaschi M., Peresani M., Bertola S., Colombini M., De Stefani M., Di Anastasio G., Giachi G., Gurioli F., Marini D., Masetti D., Modugno F., Padovani A., Pallecchi P., Passerella O., Ribechini E., Tomesani L., Velluti F., Zorzin R., 2005.
Le pietre dipinte dell’Aurignaziano. In: A.Broglio, G.Dalmeri (a cura di) Pitture paleolitiche nelle Prealpi Venete: Grotta di Fumane e Riparo Dalmeri, Atti del Simposio, Memorie Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2. serie, Sezione Scienze dell’Uomo 9, Preistoria Alpina, nr. speciale, pp. 38-40.
L’uso dell’ocra da parte degli aurignaziani a Fumane è documentato da ampie chiazze di sedimento arrossato per la concentrazione del colorante e da blocchetti di ocra rossa e gialla. Un gruppo di pezzi di ocra rossa è caratterizzato da composizione ematitica, elevata adesività, presenza di titanio e alluminio: si tratta di un materiale adatto ad essere applicato alla pietra. Le pietre dipinte sono state talvolta oggetto di restauro, durante il quale si è provveduto a rimuovere le concrezioni che ricoprivano le figure. Nei motivi dipinti il colore è distribuito uniformemente, talora sfruttando piccole creste. L’analisi chimica della componente organica effettuata sulle pitture ha riscontrato l’assenza di tracce riferibili ad un legante pittorico, il ché non esclude che un tempo fosse presente e che sia andato incontro a degradazione; per ciò si pensa che le decorazioni siano state eseguite miscelando ocra con acqua, sfruttando le caratteristiche adesive della componente argillosa.

Broglio A., Cremaschi M., Peresani M., Salzani L., 1998-99.
Lo stato delle ricerche nella Grotta di Fumane all’anno 1998. Annuario storico della Valpolicella, pp. 11-18.
In questa cronistoria delle ricerche condotte alla Grotta di Fumane che inizia con la prima segnalazione pervenuta dal maestro Solinas, gli autori ripercorrono le tappe della più recente esplorazione del giacimento a partire dal 1988, quando la Soprintendenza ne affidò il coordinamento alle Università di Ferrara e di Milano I. Viene presentato il gruppo di ricerca interdisciplinare, seguito da un breve rapporto sulle iniziative scientifiche e divulgative correlate al sito e dalla presentazione della successione sedimentaria.

Broglio A., De Stefani M., Gurioli F., 2004.
Pitture aurignaziane nella Grotta di Fumane. Atti Istituto Veneto SS. LL. AA., T. CLXII (2003-2004), pp. 697-723.

La produzione artistica aurignaziana è caratterizzata da oggetti d’osso, ciottoli e placchette decorati da motivi incisi, costituiti da bande di tacche e da gruppi di punti; inoltre, è contrassegnata dalle più antiche opere d’arte figurativa, localizzate in regioni molto circoscritte: un primo centro di produzione è documentato nel Giura svevo, un secondo in Dordogna, un terzo è costituito dalla grotta Chauvet, nell’Ardèche e il quarto è rappresentato dalla Grotta di Fumane. Qui la pittura fu applicata alla volta e alle pareti: parti di queste si sono staccate durante l’occupazione aurignaziana e sono cadute sulla superficie di calpestio del tempo. Alcuni di questi frammenti di roccia contengono delle immagini ben definite e complete (ad es. una figura rappresenta un antropomorfo, interpretato come “sciamano”, che porta sul capo una maschera e impugna nella mano destra qualcosa che pende verso il basso), altri conservano solo parti di raffigurazioni più ampie, che continuavano oltre la frattura determinata dal distacco.

Broglio A., De Stefani M., Gurioli F., Peresani M., 2006.
Les peintures aurignaciennes de la Grotte de Fumane (Monts Lessini, Préalpes de la Vénétie), INORA, N. 44, pp. 1-8.

Le pitture aurignaziane di Fumane vengono descritte nel dettaglio. Il disegno della pietra I, lungo quasi quanto il frammento e incompleto a causa delle fratture in corrispondenza della testa e del ventre, rappresenta la sagoma di un animale a quattro zampe, con corpo snello, collo lungo, testa relativamente piccola (ma incompleta), privo di coda. La pietra II mostra la sagoma di un antropomorfo visto frontalmente; l’asse del corpo corrisponde ad una piccola cresta del supporto. La figura, alta 18 cm, porta sul capo due corna (forse una maschera), sotto il collo le braccia sono tese verso l’esterno e la mano destra sostiene qualcosa che pende verso il basso (un piccolo animale? O un oggetto rituale?). All’altezza dell’ombelico si notano due piccole prominenze laterali, non simmetriche. Più in basso il corpo si allarga in corrispondenza del ventre, dal quale si staccano le gambe, arcuate.

Broglio A., De Stefani M., Tagliacozzo A., Gurioli F., Facciolo A., 2006.
Aurignacian dwelling structures, hunting strategies and seasonality in the Fumane Cave (Lessini Mountains). In: Vasil’ev, Popov, Anikovich, Praslov, Sinitsyn, Hoffecker (eds.), Kostenki & the Early Upper Paleolithic of Eurasia: general trends, local developments, Kostenki, pp.263-268.

Alcune testimonianze dirette della frequentazione aurignaziana consistono nelle strutture d’abitato, nelle strategie di caccia e nel periodo di occupazione della grotta. Le strutture di abitato sono rappresentate da quattro buche di palo che suggeriscono la presenza di un riparo artificiale probabilmente addossato alla parete della grotta, qualche focolare, alcune rifiutaie e due concentrazioni di ocra. L’analisi dei reperti faunistici mostra come durante l’Interpleniglaciale würmiano i Lessini occidentali offrissero una vasta gamma di risorse: stambecchi e camosci nelle praterie alpine e sui versanti rocciosi, mentre cervi, caprioli e megaceri negli ambenti boscosi; numerose specie di uccelli erano facilmente raggiungibili. Lo studio delle sezioni sottili effettuate sui denti di alcuni ungulati suggerisce che l’occupazione antropica del sito fosse stagionale, circoscritta nel periodo compreso tra la fine della primavera e la fine dell’autunno.

Broglio A., De Stefani M., Gurioli F., Pallecchi P., Giachi G., Higham Th., Brock F., 2009.
L’art aurignacien dans la décoration de la Grotte de Fumane. L’Anthropologie 113, pp. 753–761.

L’articolo descrive l’insieme delle pietre dipinte, fornendo dettagli sul loro stato di conservazione al momento della scoperta e sulla presenza delle sottili concrezioni carbonatiche che li rivestivano parzialmente, ribadendo l’ipotesi che siano il risultato di distacchi di porzioni di roccia dalla parete. Vengono descritte anche le concentrazioni di ocra alla base dello strato A2. L’analisi chimica elementare del colore delle pietre trova attinenze con depositi residuali di ambiente carsico dei Monti Lessini. La ricerca di un eventuale componente organico testimoniante l’impiego di un legante ha fornito esito negativo.

Broglio A., Fiocchi C., Gurioli F., 2002.
La spiritualità dei primi uomini moderni: le evidenze della Grotta di Fumane. Preistoria veronese. Contributi e aggiornamenti. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II serie), Sezione Scienze dell’Uomo, n°5, Verona,pp. 37-39.

Nella serie aurignaziana della grotta di Fumane sono presenti numerose testimonianze derivanti da comportamenti che non rientrano tra le solite attività di sussistenza, ma che possono essere inquadrati in un ambito simbolico, spirituale. Tra questo tipo di reperti rientrano più di 650 conchiglie marine, portate in grotta non per fini alimentari, ma piuttosto per essere impiegate come oggetti ornamentali: infatti, quasi un terzo ha almeno un foro, tramite il quale venivano sospese come collane o bracciali oppure venivano appese sui capi di vestiario. Con scopo simile furono solcati quattro incisivi di cervo: sull’incavo prodotto era molto più semplice fare aderire il laccio tramite il quale potevano venire sospesi o appesi. Altre testimonianze dirette di comportamenti non utilistarisitici sono le pitture, eseguite con ocra rossa sulla volta o sulle pareti: decine di frammenti di roccia conservano parti di disegni che non sono più interpretabili, mentre alcuni presentano motivi ben leggibili.

Broglio A., Giacobini G., Tagliacozzo A., Peresani M., Bertola S., Cilli C., De Stefani M., Gurioli F., 2005.
L’abitato aurignaziano. In: A.Broglio, G.Dalmeri (a cura di) Pitture paleolitiche nelle Prealpi Venete: Grotta di Fumane e Riparo Dalmeri, Atti del Simposio, Memorie Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2. serie, Sezione Scienze dell’Uomo 9, Preistoria Alpina, nr. speciale, pp. 23-37.

Il deposito aurignaziano è stato scavato su una superficie totale di 80mq, davanti all’attuale cavità e nella zona atriale. Numerose strutture evidenti sono state messe in luce, soprattutto alla base della macrounità A (Unità A3, A2, A1 e D3). Le strutture più antiche (S10, S14, S17) sono situate in un substrato sterile (A3), mentre le altre si trovano intercalate all’interno delle unità A2 e A1. Su base morfologica e del contenuto dei riempimenti possiamo distinguere diverse strutture di combustione (S10, S9, S16, S17, S18, S14), alcune buche di palo (S3, S4, S6, S8), accumuli di ocra (S21) e zone di scarti (S7, S19, S20). La distribuzione dei manufatti litici e delle conchiglie marine dell’unità A2 e A1 consentono di intravedere accanto alle strutture evidenti anche alcune strutture latenti. Gli oggetti ricavati da palchi e ossa sembrano avere una distribuzione casuale.

Broglio A., Giachi G., Gurioli F., Pallecchi P., 2007.
Les peintures aurignaciennes de la Grotte de Fumane (Italie). In: H.Floss, N. Rouquerol (Eds.) Les chemins de l’Art aurignacien en Europe. Musée-Forum, Aurignac, pp. 157–170.
Dopo una presentazione del sito, del suo ricco contenuto archeologico e del contesto paleoambientale aurignaziano, l’articolo descrive l’insieme delle pietre dipinte, la posizione del loro rinvenimento e ne propone un’attribuzione cronologica. Vengono anche forniti i risultati delle analisi chimiche elementari effettuate sui rivestimenti pittorici. Nelle considerazioni, il relativo primitivismo dell’insieme pittorico di Fumane viene discusso nel contesto cronologico e della variabilità culturale aurignaziana europea.

Broglio A., Gurioli F., 2004.
Le comportement symbolique des premiers Hommes modernes: les données de la Grotte de Fumane (Pré-Alpes vénitiennes). Actes de Colloque international de Liège (10-12 décembre 2003): La Spiritualité , U.I.S.P.P., VIIIe Commission – Paléolithique supérieur, ERAUL 106, pp. 97-102.
I primi uomini anatomicamente moderni arrivati in Europa hanno un bagaglio di conoscenze che si differenzia nettamente da quello dei precedenti abitanti, i neandertaliani. Numerose testimonianze suggeriscono un diffuso e radicato comportamento simbolico/spirituale, evidente sin dai più antichi giacimenti aurignaziani; nella Grotta di Fumane sono stati rinvenuti numerosi oggetti ornamentali e alcune tra le più antiche espressioni pittoriche mai ritrovate. Gli ornamenti sono rappresentati quasi esclusivamente da conchiglie marine forate e da quattro incisivi di cervo con una solcatura alla base della radice. Varie evidenze testimoniano l’uso di ocra rossa: due concentrazioni di ocra (una con colorazione più debole al letto dell’unità A2, l’altra con colorazione più intensa al tetto della medesima unità), alcuni piccoli clasti più o meno intensamente colorati e alcuni frammenti di roccia più grandi, cinque dei quali presentano motivi dipinti ben definiti.

Broglio A., Lemorini C., Peresani M., Rossetti P., 2003.
Modifications culturelles et comportementales entre mousterién et aurignaciaen au sud des Alpes. In : bruzek J., Vandermeersch B., Garralda M.D. (eds.), Changements Biologiques et Culturels en Europe de la fin du Paléolithique moyen au Néolithique. Actes du Colloque International, Universitè Bordeaux I, pp. 39-59.
L’articolo descrive le testimonianze archeologiche tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore antico al piede delle Alpi Meridionali basando le argomentazioni principalmente sulle evidenze della Grotta di Fumane. I dati forniti da questo sito riguardano le modificazioni del comportamento umano documentate nell’organizzazione dello spazio abitato testimoniata da complesse strutture evidenti nei livelli aurignaziani, nella tecnologia, nell’economia e nel comportamento spirituale. Bene riscontrabile è la rottura tra le tecnologie musteriane finali fondate sui metodi Levallois e discoide e quelle aurignaziane che comportano la produzione massiccia e standardizzata di lame e lamelle previa selezione delle materie prime, l’adozione delle armature litiche, dell’industria su materie dure animali nei livelli aurignaziani e, sempre in questi ultimi, l’ampio utilizzo di oggetti ornamentali. Inoltre anche i dati sull’attività venatoria attestano modificazioni nell’economia.

Cassoli P.F., Tagliacozzo A., 1991.
Considerazioni paleontologiche, paleoeconomiche e archeozoologiche sui macromammiferi e gli uccelli dei livelli del Pleistocene superiore del Riparo di Fumane (VR) (Scavi 1988-91). Bullettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, vol. 18, pp. 349-445.
Rapporto scientifico sui risultati dell’analisi dei resti ossei dei livelli del Paleolitico medio e del Paleolitico superiore (unità da A13 a D1e) che ammontano a oltre 58.000, per la quasi totalità ridotti a frammenti indeterminabili, tranne 3300 reperti, sui quali è stata effettuata la determinazione. Il complesso faunistico comprende una ricca associazione di ungulati, carnivori ed uccelli di diverso ambiente e clima ed è caratterizzato dalla prevalenza di cervo, stambecco e camoscio. Vengono illustrate in dettaglio le specie di mammiferi e uccelli riconosciute, alcune delle quali segnalate per la prima volta nell’area veneta. Dalla diversità di associazione specifica e quantitativa è possibile evidenziare modificazioni ecologico-ambientali, climatiche ed economiche tra i livelli musteriani e quelli aurignaziani. Si mette in risalto il passaggio da un ambiente prevalentemente forestale-umido ad uno steppico freddo.

Cremaschi, M., Ferraris M.R., Scola V., Sartorelli A., 1986.
Note preliminari sul deposito pleistocenico di Fumane (Verona). Bollettino Museo Civico Storia Naturale Verona 13: 535-567.
L’articolo espone i primi risultati dello studio sedimentologico e culturale della successione stratigrafica del giacimento e dei materiali degli scavi 1964 e 1984. La successione venne divisa in tre unità, dal basso: la prima comprendente suoli colluviali e suoli sepolti messisi in posto dopo l’apertura dell’antico pozzo carsico, attribuiti a una fase antica del Würm; quella intermedia costituita da clasti di fratturazione geliva e da loess, messa in posto in più fasi glaciali Würmiane; l’unità sovrastante con depositi di età postglaciale. Le industrie litiche provenienti dai livelli detti “focolari” vennero classificate nelle facies del Musteriano.

Cremaschi M., Ferraro F., Peresani M., Tagliacozzo A., 2005.
Il sito: nuovi contributi sulla stratigrafia, la cronologia, le faune a macromammiferi e le industrie del paleolitico antico. In: A.Broglio, G.Dalmeri (a cura di) Pitture paleolitiche nelle Prealpi Venete: Grotta di Fumane e Riparo Dalmeri, Atti del Simposio, Memorie Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2. serie, Sezione Scienze dell’Uomo 9, Preistoria Alpina, nr. speciale, pp. 12-22.
Nella prima delle quattro sezioni in cui si divide questa breve presentazione, vengono descritte le unità stratigrafiche e ne viene proposta un’interpretazione in termini paleoclimatici anche alla luce dei dati analitici esposti, rilevandone la variabilità che si sviluppa nell’arco di 90.000 anni all’interno dell’ultimo ciclo glaciale. Ricche e varie sono le mammalofaune, i cui resti ossei sono interpretabili in maggioranza come residui di pasto e di utilizzo da parte dell’Uomo. Di eccezionale interesse risulta la falange ungueale di aquila reale con tracce da strumento litico rinvenuta in A12. Bene testimonate sono le tecniche di macellazione delle prede (ungulati e carnivori), effettuate con utensili in selce di varia forma e dimensione ricavati da schegge Levallois e da manufatti fabbricati con le altre tecniche (Quina, Discoide), che marcano le discontinuità (unità BR4-BR6 e unità A9) lungo la sequenza culturale musteriana.

Cremaschi M., Peresani M., Pizziolo G., 2002.
Analisi spaziale del suolo d’abitato musteriano BR6base della Grotta di Fumane. In Peretto C. (a cura di) Analisi informatizzata e trattamento dati delle strutture di abitato di età preistorica e protostorica in Italia. Origines, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Progetti 1, pp. 59-70.
Vengono presentati i dati acquisiti mediante l’analisi della distribuzione spaziale degli elementi rinvenuti sul suolo d’abitato musteriano dell’unità BR6base. In ottimo stato di conservazione, il suolo esibisce un insieme di strutture di combustione alloggiate sul substrato senza alcuna predisposizione, associate a resti faunistici e manufatti litici in posizione primaria. L’analisi delle relazioni spaziali di suddetti elementi condotta mediante l’utilizzo di un GIS ha mostrato una forte corrispondenza tra le strutture di combustione e i resti faunistici e una debole corrispondenza tra le medesime e i manufatti litici.

Davanzo S., Iacumin P., Longinelli A., 2002.
Mammal skeletal remains from the Fumane cave (Verona, Northern Italy): an oxygen isotope study and its palaeoclimatological implications. Il Quaternario, Italian Journal of Quaternary Sciences, 15(1), pp. 39-44
Il lavoro presenta i risultati delle misure della composizione isotopica del fosfato su resti di mammiferi (Capra ibex, Cervus elaphus, Capreolus capreolus e Bos/Bison sp.) allo scopo di ottenere informazioni paleoclimatiche dalla successione stratigrafica. I valori di δ18O delle “paleo” acque meteoriche sono stati calcolati a partire dai valori di δ18Op misurati sui campioni fossili utilizzando le equazioni isotopiche preventivamente calibrate su individui recenti. I risultati ottenuti indicano che i denti non sono sempre utilizzabili per ricostruzioni paleoclimatiche e che, in generale, è preferibile utilizzare le ossa. I valori confermano che il clima era sensibilmente più freddo di quello attuale.

Douka K., Higham T.F.G., Wood R., Boscato P., Gambassini P., Karkanas P., Peresani M., Ronchitelli A., 2014.
On the chronology of the Uluzzian. Journal of Human Evolution, 68, pp. 1-13.
L’articolo riporta delucidazioni riguardo l’aspetto cronologico del tecnocomplesso Uluzziano che, nel corso degli ultimi anni, sta diventando di grande importanza per caprendere meglio il momento di transizione dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore. Vengono riportati nuovi risultati al radiocarbonio e un nuovo approccio statistico Bayesiano provenienti da quattro diverse stratigrafie in grotta che comprendono, per quelle italiane, Grotta di Fumane, Grotta del Cavallo e Castelcivita, e Klissoura per la Grecia. Inoltre si considerano anche la diffusione spazio-temporale e le correlazioni con gli assemblaggi successivi e precedenti confermando, in fine, l’ipotesi dell’arrivo degli Uluzziani in Italia e in Grecia poco prima di 45,000 anni fa e della loro scomparsa a 39,500 anni fa, quasi in coincidenza con l’Inimbrite Campana.

Facciolo A., Tagliacozzo A., 2005.
L’occupazione stagionale di Grotta di Fumane (VR) durante l’Aurignaziano attraverso l’analisi delle sezioni sottili dei denti di cervo e di stambecco. Atti del IV Convegno Nazionale di Archeozoologia,13/15 novembre 2003, Pordenone, pp. 43-52.
Con l’obiettivo di risalire alla stagione e alle modalità dell’occupazione antropica aurignaziana, è stata effettuata un’analisi delle sezioni sottili dei tessuti incrementali di denti di cervo (Cervus elaphus) e stambecco (Capra ibex). L’esame ha confermato i dati dell’analisi archeozoologica per quanto riguarda la stima dell’età di morte, mentre la valutazione dell’ultimo livello individuato ha evidenziato, nella maggior parte dei denti esaminati, l’abbattimento nel periodo estivo.

Fiocchi C., 1996.
La parure dei primi uomini moderni. La Lessinia ieri, oggi, domani. 19, pp. 89-98.
In questa prima presentazione dei risultati dello studio paleontologico e tafonomico effettuato sulle conchiglie marine aurignaziane di Fumane, l’autore elenca i taxa determinati, rileva l’assenza di specie fossili, prova la contemporaneità con l’occupazione aurignaziana sulla base delle date 14C, nota la presenza di tracce riconducibili a un utilizzo ornamentale. Nelle considerazioni si accenna ai confronti possibili con i pochi siti dell’Europa mediterranea e della bassa Austria.

Fiocchi C., 1996-97.
Le conchiglie marine provenienti dalla Grotta di Fumane (Monti Lessini – Verona). Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Tomo CLV, pp. 441-462.
L’articolo presenta i risultati del primo studio paleontologico e tafonomico di dettaglio effettuato sulla collezione di conchiglie marine aurignaziane. Composta al momento dell’analisi di 484 reperti, l’associazione rappresenta un raro esempio della poco nota malacofauna del Mediterraneo nello stadio isotopico 3 e al tempo stesso una tra le più ricche collezioni aurignaziane in Europa. I dati attestano: 51 i taxa determinati, assenza di specie fossili, contemporaneità con l’occupazione aurignaziana come emerso dalle date 14C, presenza di tracce riconducibili a un utilizzo ornamentale. Le considerazioni finali vertono sull’importanza sociale ed etnografica degli ornamenti su conchiglia e sulla ricchezza di specie utilizzate nel Protoaurignaziano dell’Europa mediterranea.

Gala M., Tagliacozzo A., 2005.
L’avifauna dei livelli aurignaziani di Grotta di Fumane (VR) Risultati preliminari dello studio tafonomico. Atti del IV Convegno Nazionale di Archeozoologia,13/15 novembre 2003, Pordenone, pp. 53-57.
I risultati preliminari dello studio tafonomico condotto su un campione di 927 reperti ossei di avifauna dei livelli aurignaziani scavati nelle campagne di scavo 1988-1996, ha rilevato come le specie più comuni sono quelle che vivono in ambienti aperti e di montagna: fagiano di monte, re di quaglie e gracchio alpino. L’analisi delle superfici osse ha messo in luce tracce prodotte da agenti climatici, edafici e biologici. Altre tracce lineari sono di più dubbia interpretazione e non si può escludere completamente che si tratti di tagli da strumento litico. Viene sottolineata l’eccezionalità di una falange ungueale di aquila reale con tracce da strumento litico rinvenuta nell’unità musteriana A12.

Giacobini G., 1992.
New discoveries of Palaeolithic Humans Remains in Italy. In Toussaint M. (ed.), Cinq millions d’années, l’adventure humaine. E.R.A.U.L., 56 (1992): 199-205.
Unica nota in cui vengono presentati i resti umani rinvenuti nel corso dei primi anni di scavo. Si tratta di un molare inferiore deciduo proveniente dallo strato A11, denominato Fumane 1.

Gurioli F., Cilli C., Giacobini G., Broglio A., 2005.
Le conchiglie perforate aurignaziane della Grotta di Fumane (VR). Atti del IV Convegno Nazionale di Archeozoologia,13/15 novembre 2003, Pordenone, pp. 59-65.
Le conchiglie marine aurignaziane di Fumane rappresentano una delle collezioni più numerose e meglio conservate trovate in siti abitati dai primi uomini moderni. L’interesse era rivolto verso specie con colorazioni vivaci come Homalopoma sanguineum, la più rappresentata; la raccolta è stata effettuata tra il detrito conchigliare presente lungo le spiagge. Le conchiglie, che in base alle datazioni radiometriche su tre campioni di specie diverse risultano contemporanee all’occupazione, rappresentano una testimonianza importante della malacofauna vivente nel Mediterraneo durante l’Interpleniglaciale würmiano, in una fase di relativa trasgressione marina. I rimontaggi tra frammenti appartenenti al bivalve Glycymeris insubrica hanno permesso la ricostruzione di qualche esemplare intero, offrendo indicazioni utili per una corretta lettura della serie stratigrafica. Alcune conchiglie forate recano sui margini del foro tracce evidenti di abrasione e lucidatura, dovute allo scorrimento della conchiglia su cordame o laccio.

Gurioli F., Fiore I., Tagliacozzo G., Malerba G., Giacobini G., Broglio A., 2005.
I resti di macromammiferi del livello aurignaziano A2 della Grotta di Fumane (VR): analisi di alcune strutture d’abitato. Atti del IV Convegno Nazionale di Archeozoologia,13/15 novembre 2003, Pordenone, pp. 35-41.
Lo studio archeozoologico riguarda cinque strutture aurignaziane, le strutture di combustione S16, S17 e S18, e gli accumuli di resti di pasto e manufatti litici per lo più frammentari S19 e S20, queste ultime contenenti resti ossei e dentari di dimensioni maggiori rispetto alle prime e in prevalenza non combusti. Sono documentati in larga prevalenza resti di erbivori (soprattutto Capra ibex), ma non mancano i carnivori (Canis lupus, Lynx lynx e Vulpes vulpes), generalmente appartennti a individui adulti. La micromorfologia delle superfici ossee su reperti attribuiti a Capra ibex ha permesso di documentare le diverse fasi dello sfruttamento di una carcassa animale. Da segnalare infine la presenza di alcune schegge di ossa lunghe utilizzate come ritoccatori.

Higham T.F.G., Brock F., Peresani M., Broglio A., Wood R., Douka K., 2009.
Problems with radiocarbon dating the Middle and Upper Palaeolithic transition in Italy. Quaternary Science Reviews, Vol. 28, pp. 1257-1267.
Importante lavoro che ha permesso di verificare l’efficacia di un nuovo trattamento denominato ABOx-SC per i carboni destinati alla datazione con il metodo del decadimento del radiocarbonio, finalizzato ad eliminare gli eventuali contaminanti organici (funghi, humus, grassi, ecc.) rispetto al procedimento standard (ABA). Per contribuire a risolvere i problemi che affliggono la cronologia della transizione Paleolitico medio – Paleolitico superiore, dovuti al contenuto estremamente basso in isotopo radioattivo e quindi ad un rischio elevato di aberrazione delle date nel caso di piccole quantità di contaminanti, i ricercatori dell’Università di Oxford hanno condotto con successo nuove datazioni sui livelli musteriani e aurignaziani di Fumane che permettono di allineare le età del Musteriano finale (strati A5+A6 e A5) e del primo Aurignaziano (strato A2) rispettivamente a 45.000 e a 41.000 anni calendario dal presente.

Higham T., Douka K., Wood R., Bronk Ramsey C., Brock F., Basell L., Camps M., Arrizabalaga A., Baena J., Barroso-Ruíz C., Bergman C., Boitard C., Boscato P., Caparrós M., Conard N., Draily C., Froment A., Galván B., Gambassini P., Grimaldi S., Haesaerts P., Holt B., Iriarte-Chiapusso M.J., Jelinek A., Jordá Pardo J., Maíllo-Fernández J.M., Marom A., Maroto J., Menéndez M., Metz L., Garcia-Moreno A., Morin E., Moroni A., Negrino F., Panagopoulou E., Peresani M., Pirson S., de la Rasilla M., Riel-Salvatore J., Ronchitelli A., Santamaria D., Semal P., Slimak L., Soler J., Soler N., Villaluenga A., Villaverde V., Pinhasi R., Jacobi R., 2014.
The timing and spatio-temporal patterning of Neanderthal disappearance. Nature, 512, pp. 306-309.
Trattasi di un lavoro molto interessante che permette di inquadrare con precisione il periodo cronologico in cui vissero insieme Neanderthal e primi uomini anatomicamente moderni (AMHS). Superando il limite della datazione al radiocarbonio, sono stati presi in analisi 40 siti archeologici Musteriani più importanti (dalla Russia alla Spagna) utilizzando la tecnica della spettrometria di massa con acceleratore 14C. I risultati dimostrano che il Musteriano termina in Europa a 41,030 – 39,260 anni calibrati BP. Inoltre, confrontando le datazioni dei primi siti europei di AMHS, è stato possibile individuare una significativa sovrapposizione temporale di circa 2,600 – 5,400 anni tra Neanderthaliani e AMHS suggerendo una elevata possibilità di scambio culturale, simbolico e infine anche genetico tra i due gruppi.

Jéquier C. A., Romandini M., Peresani M., 2012.
Les retouchoirs en matières dures animales: une comparaison entre Moustérien final et Uluzzien. Comptes Rendus Palevol, 11/4, pp. 283-292.
Per la prima volta, viene realizzato uno studio approfondito sui ritoccatori in materia dura animale, un tipo di strumento largamente utilizzato soprattutto nel Musteriano. Dai due complessi culturali, Musteriano finale e Uluzziano di Fumane provengono più di 150 elementi che presentano grande omogeneità, sia nello spettro faunistico (il cervo principalmente) che nelle porzioni anatomiche (femori e tibie). L’analisi ha riconosciuto quattro tipi di stigmate: impronte puntiformi, impronte lineari, strie da ritocco e tacche, concentrate generalmente in zone limitate, fino a tre aree di utilizzo per diafisi.

Jéquier C., Romandini M., Peresani M., 2013.
Osseous retouchers from the final Mousterian and Uluzzian levels at the Fumane cave (Verona, Italy): preliminary results. In : Choike A., O’Connor S. (Eds.), From these bare bones. Raw materials and the study of worked osseous objects. Proceedings of the Raw Materials session, 11TH International Conference of Archaeozoology, Paris 2010. Oxbow Books, Oxford, pp. 14-20.
In questo lavoro viene analizzato un campione di ritoccatori in osso appartenenti allo strato della fine del Musteriano e a quello Uluzziano della Grotta di Fumane per un totale di 148 pezzi. Lo scopo è quello di comprendere i critericriteri di cotruzione, selezione e uso di tali utensili. I risultati indicano che non vi erano grandi differenze tra le due diverse culture riguardo la scelta delle specie animali nè dell’elemento scheletrico che veniva usato per costruire tali strumenti.

Lemorini C., Peresani M., Rossetti P., 1998-99.
I raschiatoi nel musteriano Quina di Fumane: proposte per un’interpretazione funzionale. Annuario storico della Valpolicella, pp. 47-64.
Il lavoro presenta i risultati di uno studio condotto su 42 raschiatoi a ritocco scagliato scalariforme provenienti dalle sottounità BR4 e BR5. L’analisi dei caratteri morfo-tecnici e delle macrotracce d’uso presenti su alcuni margini ritoccati mette in evidenza come attraverso questa modalità di ritocco fosse possibile ottenere morfologie distinte del margine funzionale, finalizzate alla lavorazione di una categoria omogenea di materiali da resistenti a molto resistenti per mezzo di un limitato ventaglio di attività.

Lemorini C., Peresani M., Rossetti P., Malerba G., Giacobini G., 2003.
Techno-morphological and use-wear functional analysis: an integrated approach to the study of a discoid industry. In: Peresani M. (Ed.), Discoid Lithic Technology. Advances and Implications. British Archaeological Reports, International Series, 1120, Oxford, pp. 257-275.
Lo studio presentato in questo lavoro rivela la vera specificità nella concezione, nell’elaborazione e nell’utilizzo degli strumenti discoidi dell’unità A9, le cui caratteristiche morfo-tecniche e dimensionali mostrano variabilità nelle attività realizzate su materiali diversi. Con il supporto della sperimentazione è stato possibile fare luce sulla durata dell’efficiacia dei margini nonché sui tempi necessari a produrre delle usure diagnostiche. I risultati giustificano l’ipotesi che questi strumenti possano essere stati impiegati per breve tempo, mettedo in rilievo la loro attitudine non specializzata ma, piuttosto, polivalente per espletare delle attività occasionali. Questo carattere opportunistico della produzione discoide sembra oltrepassare i limiti imposti dalle diverse attitudini delle selci utilizzate.

Leonardi P., 1981. Raschiatoio musteriano del Riparo Solinas di Fumane (Verona) con incisioni sul cortice. Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati. Contributi della Classe di Scienze Umane, Lettere e Arti, serie VI, Vol. XX, f. A., pp. 87-89.
Viene descritto un raschiatoio musteriano con incisioni sul cortice ritenute opera umana da parte dell’autore.

Malerba G., Giacobini G, 1995.
Analisi delle tracce di macellazione in un sito paleolitico. L’esempio del Riparo di Fumane (Valpolicella, Verona). Atti del I Convegno Nazionale di Archeozoologia, Rovigo, Padusa, 1, pp. 97-108.
Le analisi tafonomiche preliminari effettuate su ujn campione di reperti ossei selezionato dal materiale degli scavi 1988-1991 e riferibile a cervidi, bovidi, capridi e carnivori rinvenuti nelle sequenze musteriana e aurignaziana sono state concentrate prevalentemente sulle tracce di intervento antropico e sulla localizzazione anatomica dei cut-marks e dei percussion marks. La comparazione tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore non è tuttavia ancora possible, tanto quanto la distribuzione dei marcatori di macellazione al fine di valutare delle differenze culturali. Le tracce sono riferibili a scuoiamento, a disarticolazione, al distacco di masse muscolari,.

Malerba G., Giacobini G., 1998.
Les retouchoirs sur éclats diaphysaires du Paléolithique moyen et supérieur de trois sites de l’Italie nord-orientale (Grotte de San Bernardino, Abri de Fumane et Abri Tagliente). In: Patou-Mathis M. (ed.), L’industria su osso del paleolitico inferiore e medio. Proc. of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, Workshop 4, Vol. 6/1, pp. 167-171.
Dopo una breve disamina sulla discussione incentrata attorno all’interpretazione della natura dei ritoccatori su frammenti diafisari, vengono presentati i risultati di un campione di questo tipo di strumenti rinvenuto a Fumane e in altri siti del Veneto. Grazie al supporto della sperimentazione, gli autori descrivono la tipologia e la meccanica di formazione delle tracce prodotte sulla superficie dell’osso durante il suo impiego come ritoccatore.

Martini M., Sibilia M., Croci S., Cremaschi M., 2001.
Thermoluminescence (TL) dating of burnt flints: problems, perspectives and some example of application. Journal of Cultural Heritage 2, pp. 179-190.
L’articolo presenta le date effettuate con il metodo della termoluminescenza di campioni di selci con alterazioni termiche provenienti da vari siti paleolitici italiani tra cui Grotta di Fumane. Dopo una presentazione sintetica del sito e della sua successione sedimentaria, vengono illustrate le metodologie applicate nel trattamento dei campioni e nelle misure, illustrando i risultati relativi ai livelli S7, BR12, BR11 e A6.

Maspero A., 1998-99.
Ricostruzione del paesaggio vegetale attorno alla grotta di Fumane durante il Paleolitico. Annuario storico della Valpolicella, pp. 19-26.
Si tratta di un aggiornamento concernente lo studio antracologico della successione sedimentaria di Fumane, consistente nell’integrazione dei dati acquisiti con l’analisi dei carboni delle unità Br11-Br8 e l’intensificazione delle determinazioni relative al transetto di unità da A11c a D3b+D3b base. Più el 90% dei carboni determinati rientra in tre soli tipi silotomici (Picea/Larix, Pinus sylv./mugo e Betula sp.), dei quali segue un elenco schematico corredato da una breve descrizione. I carboni contenuti nella sequenza analizzata sono quelli che più chiaramente segnalano la presenza e la lunga permanenza di specie microtermiche a bassa quota.

Musola F., Broglio A., Peresani M., 1999.
La Grotta di Fumane nell’ambito del sistema museale del Parco Naturale della Lessinia. In: Lenzi F. (ed.) “Archeologia e Ambiente”, Atti Convegno Internazionale, 3-4 aprile 1998, Istituto Beni artistici, Culturali, Naturali Regione Emilia-Romagna, pp. 353-360.
Le prospettive per una musealizzazione di Grotta di Fumane vengono manifestate in questo contributo incentrato sull’importanza del sito e sulla sua potenzialità come elemento di valorizzazione e di attrazione turistica, integrato nel sistema museale della Lessinia. L’articolo descrive la grotta, la successione sedimentaria e il suo contenuto culturale, le cui testimonianze archeologiche erano temporaneamente esposte al Museo Paleontologico e Preistorico di S.Anna d’Alfaedo.

Musola F., Broglio A., Peresani M., 1999.
Il Museo Paleontologico e Preistorico di S.Anna D’Alfaedo. In C.Peretto (ed.), Landscape changes in relation to the Human-environment relationships in Southern Europe during the Pleistocene. Exhibition Calatogue, EC, Raffaello Programme, ABACO-MAC, Forlì, pp. 53-63.
Breve presentazione del Parco Naturale Regionale della Lessinia con le sue specificità naturalistiche, etnografiche ed economiche, dei suoi sei musei tematici diffusi nel territorio e del Museo Paleontologico e Preistorico di S.Anna d’Alfaedo. Le due sezioni sono incentrate: la prima sul grande patrimonio paleontologico rinvenuto nelle cave di lastame del Comune di S.Anna d’Alfaedo e salvaguardato, la seconda sull’archeologia preistorica, al momento rappresentata da un’esposizione temporanea nella Sala G.Solinas, successivamente riallestita con un percorso più completo.

Peresani M., 1998.
Technological variability within the Mousterian in Northern Italy: the discoid lithic assemblage of the Fumane Cave. In S.Milliken, M.Peresani (coord.): Lithic technology: from raw material procurement to tool production, Workshop 12, Proc. of XIII UISPP Congress, Vol. 7, pp. 757-762.
Per la prima volta viene ufficialmente presentata in una riunione scientifica internazionale l’industria litica a tecnologia discoide dell’unità A9 (comprensiva dei materiali dell’unità A8) di Fumane. L’importanza del dato è insita nell’unicità del caso in esame, nella mancanza di confronti nel territorio nazionale e nello studio dettagliato che permette di approfondire le conoscenze sulle dinamiche di questo metodo di scheggiatura.

Peresani M., 1998.
La variabilité du débitage Discoïde dans la Grotte de Fumane (Italie du nord). Paléo, n. 10, pp. 123-146.
L’importante variabilità tecnologica della sequenza musteriana recente trova una delle sue più significative espressioni nell’insieme litico dei livelli A8 e A9, presi in considerazione in questo lavoro. Lo studio tecnologico ha consentito di comprendere la struttura del sistema di produzione regolato prevalentemente dal débitage discoide e di identificare due catene operative, una principale l’altra secondaria, entrambe indipendenti dal tipo di selce utilizzata. Si è potuto riscontrare come nel corso della catena operativa venissero effettuate scelte e gesti tecnici che determinavano cambiamenti nella morfologia dei nuclei. Tale variabilità risponde comunque alle esigenze di produzione, finalizzate al perseguimento dei principali obiettivi tecnici. L’analisi specifica dei sottoinsiemi litologici mette in risalto problemi incontrati nel corso della produzione e mostra sensibili differenze nell’utilizzo dei supporti a causa presumibilmente delle diverse attitudini delle selci alla scheggiatura.

Peresani M., 1999.
Studio tecnologico di un’industria litica musteriana della Grotta di Fumane (Monti Lessini). Bollettino Museo Civico di Storia Naturale, Verona, 23, pp. 85-117.
Vengono presentati i risultati dello studio tecnologico dell’industria litica musteriana proveniente dagli strati A8 e A9. I caratteri morfo-tecnici metrici dei nuclei e dei prodotti della scheggiatura attestano che nella produzione era applicato esclusivamente il metodo discoide e che questo era strutturato in due catene operative di diverso rango, entrambe indipendenti dal tipo di selce utilizzata. La prima catena comporta lo sfruttamento di blocchi e noduli grezzi mentre la seconda si basa sullo sfruttamento di schegge e di schegge corticali. Sono state riconosciute modificazioni nell’assetto morfologico dei nuclei conseguenti a diverse opzioni tecniche. Gli obiettivi della produzione sono condivisi: schegge corte e spesse, punte, punte pseudo-Levallois, schegge con dorso opposto a margine tagliente. Lo studio ha messo in evidenza variabilità nella gestione dei nuclei discoidi, quantitativa e qualitativa; modificazioni morfologiche con tendenza al poliedro; raggiungimento del regime centripeto solo in fase avanzata dello sfruttamento.

Peresani M., 2008.
A new cultural frontier for the last Neanderthals: the Uluzzian in Northern Italy. Current Anthropology, 49/4, pp. 725-731.
Primo rapporto sull’Uluzziano nel norditalia, documentato anche da strutture d’abitato a Fumane, negli strati A3 e A4 esplorati estensivamente nel corso delle campagne condotte dal 2005 al 2007. La scoperta posiziona la frontiera settentrionale di questo complesso culturale precedentemente confinato all’Italia centro-meridionale e alla Grecia in conseguenza della contrazione dei territori abitati dai Neandertaliani nella fase di espansione di Homo sapiens in Europa. L’importanza della regione nordadriatica viene qui rilevata per l’esistenza della grande pianura adriatica e per la sua posizione limitrofa al limite occidentale del bacino del medio Danubio, where erano presenti gli ultimi neandertaliani, portatori di entità culturali diverse. Un’ulteriore contributo che rafforza la natura a mosaico dello scenario culturale nella transizione Paleolitico medio – Paleolitico superiore e sull’emergenza di comportamenti moderni tra le popolazioni autoctone.

Peresani M., Basile D., Centi L., Delpiano D., Duches R., Jéquier C., Nannini N., Obradović M., Picin A., Romandini M., 2014.
Grotta di Fumane. Risultati della campagna di scavo e ricerche 2012. Notizie di Archeologia del Veneto 1, 2012, pp. 88-91.
La campagna di scavo ha interessato un’area di circa 12 m2 del livello Musteriano A9 nel settore atriale occidentale della cavità. L’intera unità A9 è stata scavata e rimossa fino a esporre le diverse facies dello strato A10. Si è visto come A9 sia la testimonianza di frequentazioni umane brevi ma ripetute nel tempo databili a 47,000 BP. Caratteristica dei livelli antropizzati è la presenza di numerosi focolari e resti ossei con tracce di macellazione confermati dalla sperimentazione svolta insieme ad altre attività che, hanno portato a comprendere che i Neanderthal estraevano le penne usandole probabilmente a scopo ornamentale. Infine, l’industria litica è prevalentemente discoide insieme a sporadiche testimonianze di produzione Levallois, laminare e a volte anche opportunistica.

Peresani M., Centi L., Di Taranto E., 2013.
Blades, bladelets and flakes: a case of variability in tool design at the onset of the Middle – Upper Palaeolithic transition in Italy. Comptes Rendus Palevol, 12/4, pp. 211-221 (+corrigendum).
L’articolo si occupa di porre in evidenza quel fenomeno di passaggio da un’industria Musteriana Levallois ad alcuni cambiamenti nella scheggiatura nel periodo di transizione. Tali evidenze sono state ritrovate in diversi siti europei nell’intervallo di tempo tra 50,000 – 40,000 BP. L’esempio qui preso in analisi è proprio quello presente a Grotta di Fumane negli strati A5-A6 che sembra registrare una deviazione dall’omogeneità tipica delle industrie Musteriane Levallois e un avvicinamento alla sostituzione con la tecnologia Uluzziana.

Peresani M., Centi L., Chravzez J., Danti A., de March M., di Taranto E., Duches R., Jéquier C., Muratori S., Romandini M., 2012.
Gli ultimi Neandertal nella Grotta di Fumane. La Lessinia – Ieri, Oggi, Domani, 35, pp. 89-98.
Il lavoro espone i risultati preliminari acquisiti nel corso di tre campagne di scavo, dal 2006 al 2008 e dallo studio di una parte dei materiali provenienti dalle più recenti unità stratigrafiche musteriane, A5 e A6. Nella prima delle due unità, l’elevata densità di materiali e di strutture suggerisce una frequentazione del sito più intensa, mentre gli insiemi litici e quelli faunistici risultano omogenei e confrontabili per entrambe. Gli insiemi faunistici, rappresentati principalmente da ossa di ungulati tra cui dominano i cervidi, è dovuto esclusivamente all’attività antropica.

Peresani M., Chravzez J., Danti A., De March M., Duches R., Gurioli F., Muratori S., Romandini M., Tagliacozzo A., Trombino L., 2011.
Fire-places, frequentations and the environmental setting of the final Mousterian at Grotta di Fumane: a report from the 2006-2008 research. Quartär, 58, pp. 131-151.
Il primo rapporto sulle campagne di scavo realizzate nel triennio 2006-08 a Grotta di Fumane descrive l’esplorazione estensiva dei livelli del Musteriano finale datati a 44-43mila anni dal presente. L’articolo offre una prima valutazione del significato delle consistenti evidenze antropiche emerse dal complesso di unità A5-A6, dove A5 si distingue da A6 per la minore densità di reperti, interpretata come un indicatore di cambiamenti nella dinamica insediativa. Le strutture di combustione sono numerose in A6, dal quale provengono anche migliaia di manufatti e ecofatti. In A5, nonostante la scarsità di vestigia, si riconoscono somiglianze sia nell’insieme faunistico che in quello litico con il sottostante A6. L’accumulo di ossa di cervo, di vari ungulati e di alcuni carnivori è attribuibile esclusivamente all’attività antropica.

Peresani M., Cremaschi M., Ferraro F., Falguères Ch., Bahain J.-J., Gruppioni G., Sibilia E., Quarta G., Calcagnile L., Dolo J.-M., 2008.
Age of the final Middle Palaeolithic and Uluzzian levels at Fumane Cave, Northern Italy, using 14C, ESR, 234U/230Th and thermoluminescence methods. Journal of Archaeological Science, 35, pp. 2986-2996.
Questo lavoro presenta e discute la conostratigrafia delle unità musteriane e uluzziane di Fumane sulla base delle datazioni ottenute con i metodi del radiocarbonio, della Risonanza Elettronica di Spin e della Termoluminescenza. Gli ampi intervalli definiti dalle date ESR e TL coprono le età radiocarbonio dalle unità A11 a A4, queste ultime distribuite tra 42,8 e 32,5 migliaia di anni non calibrati dal presente e scandite progressivamente nelle età più giovani in coerenza con l’ordine stratigrafico, nonostante l’elevata dispersione che si registra all’interno della medesima unità. Le stime supportano l’ipotesi che la successione possa coprire almeno 10.000 anni e che dal confronto con I dati sedimentologici e paleontologici, il tardo Paleolitico medio e il Paleolitico superiore antico si siano messi in posto nell’ambito di condizioni temperato-fredde correlate all’interstadiale di Hengelo, progressivamente evolventesi verso condizioni più fredde e aride.

Peresani M., Dallatorre S., Astuti P., Dal Colle M., Ziggiotti S., Peretto C., 2014.
Juggling the interpretation of Neanderthal behaviour from symbolic to utilitarian. New inferences from the study of engraved stone surfaces. Journal of Anthropological Science, 92, pp. 233-255, SI, pp. 1-6.
Si propone un’analisi accurata di alcuni materiali archeologici quali perlopiù ciottoli e lame incise attraverso una attenta analisi tecnologica e tafonomica. I reperti, musteriani, provengono da tre importanti siti del nord Italia: Grotta di Fumane, Riparo Tagliente e Grotta Maggiore di S. Bernardino. Le incisioni rivelano intenzionalità e sembrano essere la causa di una ripetizione di gesti legati alla costruzione del manufatto. Non si esclude però la possibilità che tali segni possano essere connessi alla pratica di preventiva pulizia dei noduli di selce. Tale studio tafonomico si rivela importante poichè contribuisce ad individuare nuovi indicatori comportamentali dei Neanderthal che vissero le zone del nord Italia.

Peresani M., 2012.
Fifty thousand years of flint knapping and tool shaping across the Mousterian and Uluzzian sequence of Fumane cave. In: Carbonnell E., Gema M., Vaquero M. (Eds.), The Neanderthal Home: Spatial and Social Behaviours. Quaternary International, 247, pp. 125-150.
Il lavoro offre uno studio completo dell’intera sequenza musteriana e uluzziana di Grotta di Fumane, i cui livelli hanno restituito in manufatti litici numero variabile. I più antichi registrano l’impiego esclusivo del metodo Levallois da S9 a BR7 per produrre schegge mediante le modalità ricorrenti unidirezionali e centripete. Prevalgono i raschiatoi, mentre punte e denticolati scarseggiano. Vengono descritti anche i diversi tipi di nuclei e i bifacciali rinvenuti in BR9. Il primo marcato cambiamento tecnologico è registrato tra BR6 e BR3, un complesso di strati con scarse ossa, schegge e raschiatoi fabbricati mediante un metodo simile a quello Quina. Evidenze di variabilità tecnologica sono registrate dalla ripresa del Levallois nello strato A11 e dall’alternanza Levallois/Discoide da A10V a A5-A6. Una certa persistenza nella tradizione musteriana è nuovamente registrata nel più antico livello uluzziano da manufatti Levallois e vari strumenti ritoccati. Vari rimontaggi fanno luce sulle innovazioni uluzziane, che consistono nella comparsa di altri metodi per produrre diversi tipi di schegge, lamelle e schegge lamellari, accompagnate dall’abbandono del Levallois in A3. Viene proposto un inquadramento di Fumane nel Musteriano Europeo.

Peresani M., Fiore I., Gala M., Romandini M., Tagliacozzo A., 2011.
Late Neandertals and the intentional removal of feathers as evidenced from bird bone taphonomy at Fumane cave 44ky BP, Italy. Proceedings National Academy of Science, 108, pp. 3888-3893.
Questa scoperta di straordinario interesse per lo studio dell’Uomo di neandertal riguarda lo studio condotto su resti ossei di avvoltoi, aquila, falco cuculo, gracchio alpino provenienti dai livelli musteriani A5-A6. I risultati suggeriscono come i neandertaliani, si servissero delle ali o delle penne più spettacolari a fini ornamentali. Grazie al perfetto stato di conservazione delle ossa, è stato possibile analizzare questi reperti con moderne tecniche microscopiche e riconoscere tracce di tagli effettuati con strumenti in pietra, finalizzati al recupero delle ali e delle penne remiganti più vistose. L’evidenza retrodata di decine di migliaia di anni questa pratica nella storia evolutiva umana.

Peresani M., Lemorini C., Rossetti P., 2001.
Premiers résultats d’une approche expérimentale intégrée de l’industrie lithique discoïde de la Grotte de Fumane (Italie du Nord). In Bourguignon L., Ortega I., Frère-Sautot M.Ch. (sous la dir.): Préhistoire et approche expérimentale. Mergoil, Préhistoires, 5, pp. 109-117.
I risultati preliminari di un approccio sperimentale integrato allo studio degli obiettivi tecno-funzionali dell’industria discoide, favoriscono l’interpretazione dei manufatti come supporti «robusti» particolarmente adatti per la lavorazione di materiali resistenti e molto resistenti. Le caratteristiche morfologiche delle loro aree d’uso le rendono utili per svariate azioni, mostrando che si tratta di strumenti «polivalenti» ed utilizzabili «ad hoc» per attività occasionali. Inoltre, le medesime aree non mostrano relazioni strette con le categorie morfo-tecniche, se si esclude la principale differenza data dai supporti con dorso spesso, favorevole alla presa, e da quelli con margine totale e potenzialmente funzionale. La produzione ricorrente discoide sembra quindi soddisfare gli obiettivi funzionali, articolandosi attraverso lo svolgimento di più catene operative in una varietà di gesti e opzioni tecniche che consentono di ottimizzare lo sfruttamento dei materiali litici in ottemperanza ad una sostanziale uniformità morfologica dei margini.

Peresani M., Sartorelli A., 1996.
The lithic assemblages at the Cave of Fumane. New evidence of technological variability in the Middle Palaeolithic of Northern Italy. In: Facchini F., Palma di Cesnola A., Piperno M., Peretto C. (eds.), Proc. of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, vol. 2, pp. 269-278.
Articolo estremamente preliminare sulla successione culturale musteriana che descrive succintamente le caratteristiche principali delle industrie litiche di tutti i livelli da A9 ad A4. La successione scandisce l’alternanza tra lunghe fasi di utilizzo esclusivo della tecnologia Levallois con brevi momenti in cui appaiono altre tecnologie come quella Quina nelle unità da BR6 a BR4, quella Discoide nelle unità A8 e A9 e le innovazioni dei livelli sommitali della sequenza, A3 e A4, precedenti l’insediamento aurignaziano. Vengono anche descrtiti e illustrati i due bifacciali dell’unità BR9. Le sequenze operative Levallois risultano simili attraverso l’intera sequenza, in quanto applicano di norma il metodo ricorrente unidirezionale al fine di ottenere schegge allungate e regolari. Una maggiore calibrazione dei prodotti laminari Levallois è ravvisabile nelle unità più recenti della sequenza, A12-A11, A10, A6, A5 e A4. I diversi tipi di selci vengono impiegati in tutti i livelli indipendentemente dalle loro qualità

Peresani M., Tagliacozzo A., 2002.
La sequenza musteriana della Grotta di Fumane. In: Aspes a. (Ed.) Preistoria Veronese. Contributi e aggiornamenti. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, II serie, Sezione Scienze dell’Uomo, N. 5, pp. 22-24.
Scheda informativa sul ricco contenuto archeozoologico della sequenza musteriana e sulla variabilità culturale espressa dagli insiemi litici. Vari resti permettono di ricostruire sia l’economia alimentare dei neandertaliani, orientata principalmente verso la predazione del cervo e dello stambecco, che le forme di sfruttamento delle carcasse. La successione culturale documenta la frequentazione antropica del sito attraverso quasi tutto l’intervallo temporale definito dalle datazioni, e scandisce l’alternanza tra lunghe fasi di utilizzo esclusivo della tecnologia Levallois con brevi momenti in cui appaiono altre tecnologie come quella Quina nelle unità da BR6 a BR4, quella Discoide nelle unità A8 e A9 e le innovazioni dei livelli sommitali della sequenza, A3 e A4, precedenti l’insediamento aurignaziano. Viene anche menzionato il rinvenimento di due bifacciali nell’unità BR9.

Peresani M., Vanhaeren M., Quaggiotto E., Queffelec A., d’Errico F., 2013.
An ochered fossil marine shell from the Mousterian of Fumane Cave, Italy. PLosOne, 8(7), e68572.
Aumentano sempre di più, negli ultimi anni, le evidenze archeologiche che attestano come anche i Neanderthal avessero sviluppato un senso del simbolico e una cultura dell’ornamento personale. Un’esempio di ciò è il ritrovamento nello strato Musteriano di Grotta di Fumane di Aspra marginata, un esemplare di conchiglia marina fossile databile a 47,600 – 45,000 BP. Le analisi tracceologiche condotte hanno portato a ipotizzare che tale oggetto, sulla quale sono state rilevate tracce di ematite e striature sul labbro interno della conchiglia, fosse utilizzato come oggetto di adorno appeso probabilmente ad un “filo” come un vero e proprio ciondolo.

Romandini M., Cristiani E., Peresani M., 2014.
A retouched bone shaft from the late Mousterian at Fumane cave (Italy). Technological, experimental and micro-wear analysis. Comptes Rendus Palevol, 14, pp. 63-72.
Attraverso uno studio di archeologia sperimentale si è potuto identificare la natura antropica di uno strumento di osso lungo proveniente dal tardo Musteriano della Grotta di Fumane. Le caratteristiche tecnologiche di tale strumento, unico in tutta la sequenza del tardo Musteriano, hanno permesso di capire che venne usata la tecnica di scheggiatura di percussione diretta utilizzata per la selce e che, probabilmente, l’uso di ossa animali come materia prima per fabbricare strumenti, fosse un’abitudine sporadica e ancora giovane.

Romandini M., Nannini N., Tagliacozzo A., Peresani M., 2014.
The ungulate assemblage from layer A9 at Grotta di Fumane, Italy: a zooarchaeological contribution to the reconstruction of Neanderthal ecology. Quaternary International, 337, pp. 11-27.
Il lavoro consiste nell’analisi tafonomica e zoologica del ricco e variegato assemblaggio di ungulati presente nel livello A9 della Grotta di Fumane ai fini di una ricostruzione del comportamento di foraggiamento dei Neanderthal che vissuero in quelle zone. L’assemblaggio è associato ad un complesso litico discoide e non più ad una tecnologia Levallois come per lo strato sottostante A10. In conclusione si dimostra come i Neanderthal, che vissero alla fine del Paleolitico Medio, fossero in grado di attuare diverse risposte ai cambiamenti ambientali adattandosi e cambiando abitudini all’occorrenza.

Sartorelli A., 1998-99.
Tipologia delle industrie musteriane della Grotta di Fumane e aspetti comparativi. Annuario storico della Valpolicella, pp. 19-26.
Sono esaminate mediante analisi tipologica e tipometrica seguendo i criteri F.Bordes le industrie musteriane delle sottounità S9-S1, BR12a-BR1, A13-A4II. La trattazione comprende un breve esame della diffusione del Musteriano di tipo Quina in Europa, prendendo lo spunto dalla sequenza di Combe Grenal e un’annotazione sulle industrie würmiane a bifacciali. Un approfondimento tecnico rigurda le punte latero-trasverse. L’autore conclude la sua analisi rivelando che nessuna sottounità puàò a rigore rientrare nel Musteriano di tipo Ferrasie, anche se gli strati da BR7 a BR11 hanno i parametri più prossimi a questo complesso. L’autore rivela inoltre la particolarità dello strato A9, il Musetriano a denticolati dello strato BR9, il Musteriano Quina del transetto BR4-BR6, mentre gli altri livelli si inquadrano bene nel Musteriano Tipico. Scarsa invece risulta la numerosità delle collezioni dei livelli S1-S9, che peraltro non evita di notare la presenza di manufatti Levallois.

Tagliacozzo A., Romandini M., Fiore I., Gala M., Peresani M., 2013.
Animal exploitation strategies during the Uluzzian at Grotta di Fumane (Verona). In: Clark J.L., Speth J.D. (eds.), Zooarchaeology and Modern Human Origins: Human Hunting Behavior during the Later Pleistocene. Vertebrate Paleobiology and Paleoanthropology, Springer Science Ed., pp. 129-150. DOI: 10.1007/978-94-007-6766-9_8.
I reperti faunistici del periodo Uluzziano di Grotta di Fumane sono dei resti importanti da cui trarre informazioni riguardo le abitudini di caccia e le pratiche di macellazione di coloro che vissero durante il particolare periodo di transizione dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore. Il sito di Fumane è fin’ora l’unico in Nord Italia a fornire tali informazioni di strategie di sussistenza con una sequenza stratigrafica che comprende Mustreiano-Uluzziano-Aurignaziano. In questo lavoro, inoltre, tali reperti faunistici vengono messi a confronto con i risultati dell’analisi dei resti faunistici di siti del centro e sud Italia come Grotta della Fabbrica, Grotta di Castelcivica, Grotta La Cala, e Grotta del Cavallo.